Venezia e la passione per la fotografia di Andrea Mantovani
Venezia, 3 gennaio 2018
"Trovare angoli nascosti nella città forse più fotografata al mondo è un po' come immaginare di trovare il ghiaccio nel deserto, quindi il mio intento non era tanto rivolto agli scorci nascosti quanto piuttosto al voler cercare di trasmettere l'atmosfera che si respira girovagando in una fredda giornata d'inverno e immaginando Venezia come una "star" sempre sotto i riflettori del successo che si sforza di sorridere ma ha gli occhi tristi di una persona che ogni tanto vorrebbe sentirsi un po' più normale.
Mentre passeggiavo riflettevo su questi aspetti e pensavo al sorriso triste di Marilyn: il caso ha voluto regalarmi una sorpresa che troverete nel video. Ho pensato di raccogliere le foto in un video per cercare di trasmettere d'un fiato queste intenzioni e per tentare di non scadere nella solita, banale, presentazione con la musichina dei Rondò Veneziano in sottofondo ho chiesto ad una cara amica se aveva qualcosa di adatto…".
E quell'amica ha rimesso a nuovo un suo vecchio pezzo, dall'armonia quasi languida, a patto che l'autore delle foto rispondesse a qualche domanda per fare un nuovo racconto delle tappe del suo giringiro alla scoperta di creatività e di talenti.
Se per molti le alzatacce di domenica mattina, quando si avrebbe voglia di dormire dopo una settimana di lavoro, e le uscite solitarie con la macchina fotografica all'alba con l’umidità che ti entra nelle ossa per andare in luoghi sperduti sono una "roba da matti", per lui sono irresistibili e gli procurano una soddisfazione altrettanto da matti.
Cerco allora di farmi spiegare come funzioni un'avventura del genere, e gli chiedo di cosa vada in cerca, e cosa riesca a calamitare il suo occhio dietro l'obiettivo: "a volte parto con delle idee precise da tradurre in immagini quindi sono io a cercare i particolari che mi interessano, altre di gran lunga più divertenti, lascio che sia il mondo che mi circonda a catturare la mia attenzione.
Andrea Mantovani: innamorarsi della fotografia come della donna imperfetta
Mi è capitato spesso di partire con una "missione" e tornare a casa con le foto più belle fatte a cose o situazioni totalmente diverse. Mi piace farmi distrarre dalla fotografia".
La fotografia è come la ragazza dalla semplicità imperfetta che gli fa perdere la testa, che lo fa sentire talmente vivo da investire tutto il tempo e le energie possibili, in una vita che non può concepire scandita solo da doveri e attività necessarie. Prima questo fuoco che curava per essere da esso alimentato era la musica, poi "ho smesso di suonare nel momento in cui quello che facevo non mi restituiva più soddisfazione. Spero non succeda la stessa cosa anche con la fotografia".
E con un tono di concretezza che argina il timore di chi non vuole vedere questo amabile fuoco spegnersi prosegue con "anche se, trattandosi di una pratica totalmente individuale, è più gestibile a tutti i livelli".
Mi rivela che custodisce un ricordo dalla dolcezza rassicurante e nitido come una foto che non si deteriora mai: "Ho davanti agli occhi l'immagine di un bambino in braccio a suo padre che scattava foto a vuoto perché i rullini costavano! e armeggiava con la ghiera dei diaframmi di una reflex più grande di lui; si divertiva come un matto...avrò avuto non più di 4 anni!".
Scopro così che musica e fotografia gli sono state trasmesse da suo padre e sono state sempre presenti nella sua vita fin da piccolo, senza che una annullasse l’altra: quando le note erano la passione che l'assorbiva di più, gli scatti e la ricerca delle immagini non mancavano e proseguivano.
Negli ultimi anni la fotografia l’ha coinvolto con più slancio anche grazie all'avvento del digitale che gli ha fornito nuovi mezzi e stimoli per approfondire molti aspetti di questa arte che "spesso mi accorgo essere diventata necessità di esprimere emozioni, sensazioni, stati d'animo, cura dei "malanni" dello spirito e quindi continua ricerca...tanta roba insomma".
Si immerge nel paesaggio, si rende totalmente permeabile ad esso e negli scatti confluisce molto di sé in quel determinato momento: per lui "non esiste una foto impersonale, c'è sempre e comunque parecchio di me dentro".
Dalla sua fotografia emerge la contaminazione forte dell’ambiente circostante in tutta la sua vasta gamma di espressione: dall'estremo dell’inquietudine che alimenta la scontrosità del suo carattere a volte severo, all'estremo della serenità a volte struggente, noncurante delle angosce di chi la guarda, che sgretola l’intransigenza e come una coperta avvolge un animo tormentato.
Ma che si tratti di luoghi di abbandono, di pace, o di tempesta, le sensazioni che lo assalgono sono proprio ciò che vuole, sono i meritati regali per quelle giornate trascorse con la macchina fotografica sempre pronta, in condizioni a volte impervie, che condensa ed imprime nelle sue foto: sono sensazioni percepibili anche da chi le guarda per la prima volta, ma questo non lo convince a riferirsi ai suoi scatti con aggettivi più gentili.
La ricerca di una "cifra" personale l'ha portato nel tempo a preferire l'impatto più diretto della monocromia ai colori, per una visione sincera e meno appariscente: "non fotografo sempre e comunque in bianco-nero; in certi casi è difficile e poco efficace fare a meno dei colori, ma generalmente trovo più diretto e meno "barocco" il bianco e nero. Rispecchia decisamente il mio pessimo carattere!".
…l'ha detto sorridendo, quindi credo di poterlo dire a tutti… credo!!!!
ViVo creativity continua il suo viaggio alla scoperta di personalità creative.
*** Hypnotic exposition in Venice: YouTube e Soundcloud
Musica composta e suonata da Annamaria Toselli
Foto e video a cura di Andrea Mantovani
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