L'arte di un molisano in Germania
Stefano Socci: artista tra Germania e Molise
Con lo sguardo e il cuore rivolti al Molise
Ci sono grandi famiglie che ti avvolgono, che quando ricevono una tua telefonata in un momento in cui i componenti sono tutti riuniti, si passano il telefono di mano in mano per salutarti, uno per uno, quelle dove tutti vogliono sapere di te ed in mezzo a tante voci sanno farti sentire importante ed essenziale.
<<Qui però vanno sempre un po’tutti di fretta>> lamenta
spesso, e gli mancano molto i ritmi più lenti di Colletorto (CB), il suo paese
d’origine, con il profumo del forno dove andare a prendere pane e dolci da
gustare con calma, gli ulivi, i sapori locali, la gente e le feste in strada, le
tradizioni e le sue radici.
Come se bastasse andare al piano più alto della sua casa per
vedere molto, molto lontano, Stefano volge ogni giorno lo sguardo malinconico e
nostalgico verso il suo Molise e conta i giorni che mancano all'estate, quando
ritornerà nella casa dove è nato.
Ho conosciuto questo signore brizzolato durante un viaggio a
Termoli: era apparentemente timido ed immerso nei suoi pensieri, ma appena
acquisita un po’di confidenza, si è lanciato in racconti della sua infanzia, di
come è cambiato il territorio nei decenni, della sua vita in Germania, e dopo
una pausa con una fetta di torta e caffè, ed anche il bis, mi ha mostrato tutte
le foto della sua arte.
In un istante si è aperto un piccolo scrigno di tesori e
quella è stata una vera sorpresa!
Mi ero accorta che non stava mai con le mani in mano, trovando spesso qualcosa da fare, da riparare, e parlando con i suoi parenti lì presenti, ho saputo che è sempre stato un gran lavoratore ma non immaginavo che disegnasse, dipingesse, scolpisse (e non finisce qui!) con tale maestria e sicurezza.Con orgoglio mi ha raccontato che al liceo scientifico prendeva sempre 10 nei compiti e nelle esercitazioni di arte.
<<Anzi>> ha incalzato divertito e soddisfatto, <<il professore di architettura mi diceva che non poteva darmi un voto più alto altrimenti gli altri professori gli avrebbero detto che era fuori di testa, ma il prof mi ripeteva sempre che i miei quadri valevano molto di più!>>.
Tutti gli dicevano che aveva sbagliato piano, e che avrebbe
dovuto iscriversi all'istituto d’arte che aveva le aule al piano di sotto e per
questo gli ho chiesto perché non l'abbia fatto: mi ha ricordato che <<allora
potevi iscriverti all'università solo con la maturità scientifica oppure il
liceo classico>>.
<<E poi com'è andata dopo? Hai dovuto lasciare da parte le tue doti artistiche?>> gli ho domandato e così mi ha risposto: <<Mi sono iscritto ad architettura, all'università di Roma, ma in quello stesso anno sono stato chiamato a servire la mia patria. Mi sono svogliato, distratto e poi venivo spesso in Germania perché i miei genitori erano qui>>.
In Italia infatti viveva con i nonni e gli zii appena sposati, e desiderava ricongiungersi anche con i genitori. <<Ho cominciato a lavorare e mi piaceva perché guadagnavo più dei miei vecchi professori: potevo comprarmi tutto ciò che desideravo, come la moto, la macchina, e tanto altro>>.
Come dargli torto…!!
Stefano è ormai in pensione, ma questo non significa
assolutamente riposo o noia: è indaffarato, è un tuttofare, e spesso è l’uomo
giusto al momento giusto: ho notato che aveva sempre pronta una borsa con il
necessario per ogni lavoretto ed occasione, e vedendo cosa estraeva, ho desiderato fosse quella di Mary Poppins!
Serviva qualcuno che fosse pratico con l’elettronica? Nessun
problema, è una sua passione, e ci pensava lui! C’era bisogno di un idraulico,
un aiuto muratore, un meccanico, un assaggiatore di cibi e vino? Lui aveva ed
ha tutto ciò che serve: attrezzi, competenze e disponibilità, si mette
all'opera e prosegue fino a lavoro ultimato perché gli piace vedere il
risultato finale.
Quando l'ho conosciuto era estate, e se c'era il tempo per godersi il mare nella casa degli zii, anche in quel caso era pronto in un attimo, e si sedeva a fissare l’acqua trasparente, immerso nei suoi pensieri e ricordi.
Un giorno, dopo pranzo, si è eclissato ed è scomparso per un
po’: ho pensato che si fosse steso a riposare, invece aveva seguito un'ispirazione
impellente perdendo la cognizione del tempo ed infatti è ritornato da qualche
angolo nascosto poco prima che io ripartissi, con un sasso appena dipinto. Proprio
per me.
<<Non ho mai visto l'arte come una necessità>> ha ribattuto
alla mia banale domanda su cosa rappresenti per lui l’arte ed in apparenza
potrebbe proprio sembrare una specie di passatempo rilassante che riprende le
inclinazioni di quando era ragazzo, ma invece è molto di più, perché c'è un
legame più profondo, d'amore paterno, di protezione e non di esibizione dei "figli".
<<L'arte è attrazione, spontanea. Ci sono sentimenti, vari
stati d’animo di una persona, dell'artista. Un artista non vuole mai
distaccarsi da una sua opera proprio perché in quell'oggetto ci sono racchiusi
tanti sentimenti, e tanti sacrifici: per lui non è un oggetto, ma un po’ della
sua vita>>.
Cos'ho visto io?
Ho trovato il cuore che anche se porta con sé un dolore mai sopito, guida le sue creazioni e ne diviene uno dei soggetti preferiti, ricavato in tanti modi diversi: in legno, dipinto su sasso con gessetti e tratteggio a pennarello, oppure ottenuto con scalpello e carta vetrata o plasmato in gesso da intonaco colorato e con vernice trasparente lucida per fissare i colori, e l'ha anche inciso tramite porta mine con punta di diamante e saldatore elettivo per imbrunire.
Da altri suoi soggetti, arriva l'eco di piccoli istanti della
vita dura e semplice, quella in cui le giornate dei ragazzi erano scandite dai
giochi improvvisati in strada, dal contatto con la natura, da una sgridata piuttosto
severa dei genitori, quella in cui ci si accontentava di mangiare pane ed olive
ma la fede era incrollabile anche nei periodi difficili e i momenti di
preghiera non venivano mai rimandati: ne è un esempio il santo in chiaroscuro
su legno realizzato con il saldatore elettrico.
Ma non mancano le influenze rinascimentali, la riproduzione dell’arte greco romana, degli scudi e degli stemmi delle casate medievale, che Stefano riproduce utilizzando varie tecniche, dal tratteggio ai gessetti, ed in differenti materiali, come ad esempio fogli di rame sbalzato, con l’ausilio di arnesi di uso comune.
E quando gli attrezzi a sua disposizione non lo soddisfano, per essere sicuro del risultato ne inventa anche di nuovi.
Tra pochi mesi sarà di nuovo in Italia, sul suo balcone a Colletorto da
dove, quando c'è il cielo limpido, si può osservare tutta la distesa degli
ulivi e perdersi in lontananza fino a raggiungere il Gargano: sono certa che farà di nuovo scorta di molte di quelle sensazioni che poi trasmette, con affetto, alla sua arte e forse deciderà di osare un po' imbarcandosi nell'organizzazione della sua prima mostra personale.
Il viaggio di ViVo creativity alla scoperta di arte ed handmade in Italia non si ferma qui e vi aspetta nella prossima puntata!
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